Khabib "l'aquila del Daghestan" Nurmagomedov è un artista marziale misto che ha concluso la sua carriera con record imbattuto di 29-0.
Nonostante se lo chiediate a Dana White lui vi dirà sempre "Khabib è uno dei più grandi di sempre... Ma Jon Jones..." molti fan ed esperti del settore ritengono che sia lui il più forte.
L'aquila è l'unico fighter della storia ad aver chiuso la sua carriera da campione e da imbattuto. Allenato da suo padre sin dalla nascita si è fatto strada in UFC con il suo impareggiabile grappling che l'hanno reso temibile e che ha portato molti avversari ad evitarlo (vedasi lo scandalo di UFC 205).
Ma il campione musulmano dal cuore d'oro è molto più che un semplice lottatore. Sin dall'età di 3 anni il padre (ex veterano dell'unione sovietica e campione di judo) ha iniziato ad allenarlo tutti i giorni della sua vita, in un posto la Repubblica del Daghestan, in cui anche le scuole elementari hanno dei mat per allenarsi tra una lezione e l'altra. Durante l'infanzia di Khabib, suo padre Abdulmanap Nurmagomedov prese una scelta che cambiò per sempre la vita di tutti i suoi figli ed allievi. Abdulmanap decise di vendere casa per comprarne una grande a Makachkala in centro Daghestan in cui poteva convivere con tutti i suoi allievi in modo da non interrompere mai i loro allenamenti e da tenerli sotto occhio per tutto il giorno.
I ragazzi vivevano una vita abbastanza abitudinaria: allenamento, scuola, allenamento, cibo, dormire e ripetere il ciclo. Alcuni gli darebbero del pazzo, ma ad oggi i ragazzi di Abdulmanap sono tutti campioni del mondo o aspiranti tali. Khabib quando arrivò ad avere un record di 16-0 ricevette la chiamata dall'UFC di Dana White, e la chiamata gli arrivò qualche giorno prima di un suo match importante che si doveva tenere in Daghestan: Khabib come poche altre volte nella sua vita era indeciso, e come tutte le altre volte che lo fu chiese consiglio al padre sul da farsi:
"Dovrei rinunciare all'incontro oppure no? Se perdo proprio ora e poi non vado in UFC che senso avrà avuto?"
Abdulmanap rispose: "Se non riesci neanche a finire un incontro qui che senso ha andare in UFC? Termina prima questo avversario e poi firmiamo il contratto"
Khabib fece così: sottomise l'avversario al primo round e partì con viaggio di sola andata da coach Javier Mendez alla AKA, dove si allenavano insieme a lui grandi campioni come DC e Luke Rockhold.
Il resto è storia. Khabib sconfisse tutti gli avversari che si trovò davanti senza mai versare una goccia di sangue, Vinse l'incontro più grande della storia della UFC (e che tale rimarrà per sempre) contro Conor Mcgregor. Dopo questa vittoria Putin lo premiò con regali in pezzi di terra, case, palestre e auto per un valore di almeno 20 milioni di dollari, giusto per far capire l'importanza dell'incontro percepita addirittura dal presidente della Federazione Russa.
Combattè il seguente incontro contro Dustin Poirier, primo incontro in cui riuscì ad avere il padre al suo angolo, e terminò la sua carriera al successivo incontro con Justin Gaethje perché suo padre Abdulmanap venne a mancare poco prima. Nell'intervista in ottagono post-incontro dirà: "Questo era il mio ultimo incontro. Non è possibile per me continuare senza mio padre e ho promesso a mia madre che questo sarebbe stato l'ultimo".
Khabib Nurmagomedov non è un semplice lottatore, è un campione che ha iniziato a lottare per suo padre e ha smesso per sua madre. Non è un semplice campione ma uno che non ha mai subito un graffio nello sport più violento di tutti.
La storia di Khabib non è la storia di un semplice campione, ma di un uomo musulmano, di un padre che ha dato tutto per il suo sogno e di una madre che gli chiedeva al ritorno dalle risse in strada "Hai vinto o perso? Non tornare mai a casa se perdi per le strade!"
In sostanza Khabib è il più forte di sempre? Chi può dirlo in fondo, ma la sua resterà sempre la storia più bella di sempre nelle arti marziali.
Commenti
Posta un commento